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mercoledì 30 gennaio 2013

L'eredità di Eszter

Sándor Márai - 1999
L'eredità di Eszter
Gli Adephi - Milano
La mia mamma aveva comprato da giovane una collana di romanzi russi, una collana di quelle che si comprano a puntate dal signore che ti viene a casa e ti vende l'enciclopedia. Una collana di libri che non si sa bene chi li ha tradotti e con quale criterio, ma che fa la sua bella figura con la rilegatura verde pistacchio e oro, una fila lunga lunga lassù in libreria.
Io ragazzetta mi sono arrampicata sullo scaleo e ho preso e letto il famoso Anna Karenina: trauma (sono andata dalla prof. di italiano chiedendole cosa ne pensasse del fatto che leggevo Anna Karenina: mi rispose di lasciar perdere e studiare invece, che andavo male a scuola).
Ho ritentato con Oblomov: trauma.
Una fortuna migliore l'ho avuta con La dama di picche (forse ero più grande?).
Guerra e Pace 4 volumi scritti fitti fitti l'ho solo annusato e basta.
Insomma il mio rapporto coi russi iniziato con quelle copertine verde pistacchio non è partito molto bene ed è peggiorato poi con la mia esperienza in Russia, che ho riassunto con il fermo proposito di non viaggiare mai più verso est.
Questo Sándor Márai non è russo, non ha la copertina verde pistacchio e oro ma è a est rispetto a me.
Gli ho ronzato intorno per anni con estrema diffidenza, arrivando a prenderlo in mano e posarlo di nuovo.
Poi mi sono decisa. Via, prima o poi lo dovevo pur leggere. Se mi sono sorbita l'intero Signore degli Anelli giusto per amor di cronaca penso di potermi sorbire qualsiasi cosa.
Forse quel giorno in libreria non trovavo altro che mi ispirasse e di sicuro ci doveva essere qualche rara promozione Adelphi.
Vabbeh.
Allora, come da copione si conferma un libro non leggerissimo. Diciamo una passeggiata con gli stivali più grandi di un paio di numeri nel fango che te li risucchia. Per fortuna però una passeggiata breve.
Che dire?
Da bravo autore dell'est lunghi discorsi, belli per carità, filosofici per carità, acuti per carità, poetici per carità. Passi molto belli come:

 Si tace per tutta la vita dei fatti più essenziali. Di questo silenzio a volte si muore

(bellissima frase, che in sostanza riassume il libro, però poi alla fine si muore lo stesso pur parlandone. Insomma un'allegria degna di Ladri di biciclette).
Oppure ancora:

Non ne posso più di trascorrere la mia vita prestandomi a fare da modello per un ideale insincero

Preciso preciso l'opposto di Rossella O'Hara.
Che ovviamente mi piaceva molto di più.

1 commento:

  1. complimenti per l'allegoria sugli stivali...addirittura più grandi di due numeri.
    mi viene voglia di farmi risucchiare dal fango...

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